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01/03/2024
La Festa della Donna, opportunità per riflettere su un problema ancora irrisolto: la resistenza della disuguaglianza di genere

L’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Donna, ricorrenza annuale per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora tutt’oggi vittime nel mondo.

Come ogni anno, Ipsos ha condotto un sondaggio internazionale -in collaborazione con il Global Institute for Women's Leadership del King's College di Londra- esaminando le principali opinioni delle persone in 32 Paesi del mondo, compresa l’Italia. Considerando l’intero campione intervistato, a livello internazionale, la maggioranza concorda sul fatto che la disuguaglianza di genere persiste, ancora lontana dall’essere risolta, e che i miglioramenti richiederanno sforzi sia da parte degli uomini che delle donne.

In Italia, quasi sette persone su dieci (67%) ritengono che nel nostro Paese vi sia attualmente una disuguaglianza tra donne e uomini in termini di diritti sociali, politici e/o economici e sono soprattutto le donne ad essere d'accordo con questa affermazione (73% contro il 61% degli uomini).

Il sondaggio internazionale Ipsos tuttavia, mostra anche dei segnali positivi e di cambiamento a favore dell’uguaglianza di genere.

In particolare, rispetto agli anni precedenti alla pandemia da Covid-19, quasi la metà degli italiani e delle italiane (49%, +3 punti rispetto al 2019) ritiene che nel nostro Paese ci siano stati dei miglioramenti relativi al riconoscimento di pari diritti tra uomini e donne e il 50% (+7 punti rispetto al 2018) pensa che, nel corso della propria vita, la parità tra uomo e donna sarà finalmente raggiunta.

Un ottimismo che, in entrambe le affermazioni, prevale però principalmente tra gli uomini. Infatti, è il 57% degli uomini (contro il 42% delle donne) a pensare che in Italia si siano compiuti passi in avanti in materia di pari diritti ed il 55% (contro il 45% delle donne) a ritenere che l’uguaglianza di genere potrà essere raggiunta nel corso della propria vita.

Parità di genere: quanto è importante l’alleanza uomo-donna?

L’ultimo sondaggio Ipsos registra sì un aumento dell’ottimismo sul tema della parità di genere, ma opinione sempre più diffusa è che l’uguaglianza difficilmente potrà essere raggiunta senza un sostegno concreto da parte degli uomini (64% – media internazionale).

Nonostante l’Italia -insieme alla Germania- si posizioni al quartultimo posto tra i 32 Paesi esaminati, la maggioranza delle persone (56%) giudica che l’alleanza tra uomo e donna sia un fattore importante e di sostegno alla parità di genere, con le donne che mostrano livelli di accordo superiori (61%) rispetto agli uomini (51%).

Al contempo, il 42% dell’opinione pubblica italiana (+4 punti rispetto al 2019) sostiene che in molti casi ci si aspetta che gli uomini facciano troppo per sostenere la parità e questo pensiero è condiviso principalmente dagli stessi uomini (47%) rispetto alle donne (37%). Con un ulteriore 42% in disaccordo, la questione lascia spazio ad un’importante riflessione: l’uguaglianza di genere è un vantaggio solo per donne o per l’intera società?

In generale, la maggioranza relativa dell’opinione pubblica italiana (43%) valuta che la parità di genere sia vantaggiosa allo stesso modo per entrambi i sessi. Il 20% sostiene che nessuna delle due categorie considerate ne tragga beneficio e soltanto il 12% pensa che possa giovare soltanto alle donne o soltanto agli uomini.

Il sondaggio Ipsos ha anche indicato il livello di accordo nel sostenere che siamo andati talmente così avanti nella promozione dell'uguaglianza da discriminare gli uomini. In Italia, meno della metà dell’opinione pubblica (42%) ritiene che i passi in avanti compiuti sul tema della parità di genere vadano a discapito dell’uomo, invece, una percentuale maggiore (48%) crede il contrario. In questo caso, però, la differenza è notevole: il 51% degli uomini, contro soltanto il 33% delle donne, sostiene che continuando a promuovere l’uguaglianza di genere si rischia quasi una discriminazione al contrario.

E anche se rivolgiamo lo sguardo alla vita di oggi rispetto a quella vissuta dalle generazioni precedenti, il 35% ritiene che le giovani donne abbiano una vita migliore rispetto a quelle delle loro mamme e nonne. Invece, per quanto riguarda i giovani uomini soltanto il 29% crede che la propria vita sia migliorata (o uguale), mentre il 36% sostiene che è addirittura peggiorata.

Sostenere la parità di genere e combattere le discriminazioni: le principali azioni e barriere

Gli episodi quotidiani di discriminazione di genere restano troppo comuni. Dai risultati dell’ultimo sondaggio Ipsos emerge che, durante lo scorso anno, il 25% del campione intervistato in Italia ha assistito a commenti sessisti da parte di amici o familiari, il 15% a discriminazioni sul luogo di lavoro e l’8% a molestie sessuali.

Per contrastare le discriminazioni e contribuire a promuovere la parità di genere, più di tre persone su cinque in Italia (63%) ritengono che si possano intraprendere diverse iniziative. Quali sono state le principali azioni messe in atto nel corso dell’ultimo anno?

Il 27% ha parlato di uguaglianza di genere con i propri familiari/amici e il 19% ha fatto notare pubblicamente un commento sessista su una donna. Inoltre, sul luogo di lavoro, il 16% ha parlato di parità di genere e il 9% ha riportato anche esempi di discriminazioni.

Sebbene la maggioranza dell’opinione pubblica italiana dichiari di poter agire per combattere le disuguaglianze e le discriminazioni di genere, nel corso degli anni è aumentata la quota di quanti temono conseguenze dovute all’esposizione a difesa e tutela dei diritti delle donne (30% in aumento rispetto al 18% registrato nel 2017).

Ci sono diverse ragioni per cui le persone non parlano di uguaglianza di genere o non intraprendono azioni a riguardo. Durante l’ultimo anno, piccole minoranze -al di sotto del 10%- hanno dichiarato, ad esempio, di non essere sicure di quale sia il modo giusto per parlare di parità di genere e/o delle misure da adottare. Invece, il 22% dichiara di non aver preso provvedimenti perché non si è mai trovato in una situazione in cui ha visto un esempio di disuguaglianza di genere.

Le criticità di casa nostra

Se questa è la fotografia delle opinioni degli italiani in merito alla parità di genere, la Ong Terre des hommes Italia propone un’altra visione dei fatti. Secondo 12esima edizione del dossier Indifesa, un Rapporto per documentare i diritti violati e le diverse forme di violenza ai danni delle bambine e delle ragazze in Italia e nel mondo, viene certificato che di questo passo non raggiungeremo molti traguardi sulla parità di genere dell’Agenda 2030 (il programma dell’Onu per incentivare lo sviluppo sostenibile volto a promuovere il benessere delle persone, la salvaguardia del pianeta e la prosperità negli anni a venire).

“Per quanto riguarda l’Italia, la situazione è ancora piena di ombre e a tratti frustrante - osserva nelle conclusioni del volume Paolo Ferrara, direttore generale della Fondazione Terre des hommes Italia. - Nel 2023 il nostro Paese è precipitato dalla 63esima alla 79esima posizione nella classifica del Global gender gap report, che monitora i progressi verso la parità di genere in 143 Paesi. Considerando i 36 Paesi europei, ci piazziamo solo al 30esimo posto”.

Nel 2022 in Italia oltre 2.500 possibili vittime di tratta e sfruttamento

I principali ambiti riguardano quello sessuale, lavorativo e destinato a sfruttamento. L’analisi nel rapporto di Save the Children, che porta alla luce le drammatiche condizioni e il destino dei figli di vittime di sfruttamento.  6/9/23

Violenza di genere: un fenomeno pervasivo a danno anche delle giovanissime

I reati ai danni dei minori in Italia registrati nel 2022 sono aumentati del 10% rispetto al 2021. Le bambine e le ragazze sono le principali vittime di diversi tipi di abusi. Principalmente si tratta di violenza sessuale (89%) e atti sessuali con minorenni, seguono corruzione di minori, reati di pornografia minorile, prostituzione minorile e maltrattamenti da parte dei familiari. Rispetto ai maschi, le adolescenti riferiscono in misura maggiore episodi di violenza online, in particolare le 15enni (+10,4%) e le 18enni (+7,1%).

Divari di genere e lavoro

Nel 2022 sono in prevalenza ragazze i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano o non sono impegnati in attività formative, i cosiddetti “Neet” (Not in education, employment or training), raggiungendo quota 20,5%, contro il 17,7% dei ragazzi, per un totale di circa 1,7 milioni di Neet. Ogni dieci laureati nelle discipline nell’ambito Stem (Science, technology, engineering, mathematics), che offrono maggiori opportunità di lavoro e migliori retribuzioni, quattro sono donne e sei uomini. Ma, in media, le ragazze ottengono risultati migliori nel voto di laurea e il 57,6% riesce a completare gli studi nei tempi previsti rispetto al 53% dei maschi. Eppure le professioniste Stem guadagnano meno dei colleghi: 1.650 euro netti mensili, a fronte dei 1.845 degli uomini. In termini di presenza femminile nelle università, il gap è ancora più ampio nelle discipline dei gruppi “Informatica e tecnologie” (Ict) e in quello dell’ingegneria industriale e dell’informazione
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